Eneide un racconto mediterraneo

  • Amanda Sandrelli

    Amanda Sandrelli

  • Tullio Solenghi

    Tullio Solenghi

  • Maddalena Crippa

    Maddalena Crippa

  • David Riondino e Dario Vergassola

    David Riondino e Dario Vergassola

  • Moni Ovadia

    Moni Ovadia

ENEIDE
UN RACCONTO MEDITERRANEO

progetto e regia di Sergio Maifredi
consulente letterario Andrea Del Ponte

Produzione Teatro Pubblico Ligure
in prima nazionale al Festival La Versiliana 2016

 

La fortuna strepitosa dell'Eneide ha reso il testo di Virgilio uno dei libri fondativi della cultura occidentale. Quella di Virgilio è l'ennesima variante di un mito complesso che aveva alle spalle già un millennio di vita e che nel corso dei secoli ha continuato ad arricchirsi e modificarsi. Da quel crogiolo di storie che è la guerra di Troia, da quel vero e proprio Big Bang dell'universo mitologico greco romano, Enea, l'eroe di Virgilio, era destinato a salvarsi, a differenza di eroi come Achille o Ettore il suo destino non era circoscritto al presente, ma abitava per vocazione la dimensione del futuro. Eneide è un racconto antico e al tempo stesso nostro contemporaneo: sul Mediterraneo, è stato detto, si fonda l'Europa e sul Mediterraneo si sta consumando la frattura politico e sociale dei popoli diversi che su questo mare si affacciano.
Sergio Maifredi

Canto la lotta di un uomo che, profugo da Troia
la storia spinse per primo alle sponde del Lazio:
la violenza celeste, e il rancore di una dea nemica,
lo trascinarono da un mare all’altro, da una terra all’altra,
di guerra in guerra, prima di fondare la sua città
e di portare nel Lazio la sua religione: origine
del popolo latino, e albano, e della suprema Roma.
Tu, spirito, esponi le intime cause: per quale offesa
o per quale dolore, la regina degli dèi obligò quell’uomo
così religioso, a dover affrontare tanti casi,
tante fatiche: miseria di passioni nei cuori celesti!

Traduzione Pier Paolo Pasolini

StampaEmail

Decameron un racconto italiano in tempo di peste

  • Tullio Solenghi

    Tullio Solenghi

  • Moni Ovadia

    Moni Ovadia

  • Amanda Sandrelli

    Amanda Sandrelli

  • Max Paiella

    Max Paiella

  • Roberto Alinghieri

    Roberto Alinghieri

logo Ente Nazionale Giovanni Boccaccio

Il progetto
DECAMERON
un racconto italiano in tempo di peste
ha ottenuto il Patrocinio dell’Ente Nazionale Giovanni Boccaccio

Un progetto di Sergio Maifredi
In collaborazione con Gian Luca Favetto
Con la consulenza filologica di Maurizio Fiorilla
Produzione Lucia Lombardo per Teatro Pubblico Ligure

Decameron è il primo grande progetto narrativo della letteratura occidentale.
Per la mia generazione Decameron è trasgressione, sospesa tra fotogrammi semi porno pecorecci trasmessi dalle prime emittenti private ed il film di Pasolini, visto di nascosto in un cineclub.
Oggi Decameron mi appare come la festa del racconto, come un inno al potere della mente di inventare la vita attraverso il racconto. Decameron sta al teatro come il soggetto di un film sta alla sua sceneggiatura.
Decameron contiene in nuce il teatro italiano, la Mandragola è già lì.
E poi mi interessa la peste (peste e teatro hanno a che fare, lo diceva Artaud). Mi interessa la peste da cui fuggono i dieci giovani fiorentini per capire da cosa fuggiamo noi oggi, da cosa ci salva, oggi, la parola. Per questo ho chiesto ad uno scrittore attento al presente come Gian Luca Favetto di essere con noi a decifrare le pesti contemporanee.
Sergio Maifredi

Che poi non è una sola, la peste. Sono tante le pesti contemporanee, tutte alimentate dal sentimento della paura. L’idea è di sfuggirla, di arginarla, questa paura, figlia della confusione e dei rapidi cambiamenti che stiamo vivendo.
Non si tratta tanto di ripararsi dal mondo fuggendolo, ritirandosi in villa, scambiando storie come antibiotici e vitamine, al riparo del fluire della vita. Si tratta di adoperare le parole e le storie, che con le parole si animano, per costruirla, la vita; per leggere il mondo, trovargli un senso, dargli forma, cercare di comprenderlo. E di condividerlo. Raccontare è condividere e riconoscere insieme.
La parola non serve soltanto a salvarsi e a fare passare il tempo, serve a regalarlo. E noi partiamo dalle parole e dalle storie di Boccaccio e chiediamo un passaggio a Pasolini, di cui a novembre ricorrono i quarant’anni della morte. Il materiale di lavoro è costituito dalle novelle di Boccaccio, dalle immagini di Pasolini e dalle temperie del tempo presente.
In una parola, si tratta di testimoniare questo nostro mondo e questo nostro tempo complessi, in cui -seguendo la lezione di Italo Calvino - bisogna essere leggeri rapidi visibili esatti e molteplici.
L’idea è di comporre una mappa del presente, sfruttando quella Tavola di Mendeleev del racconto italiano che è il Decameron, un grande codice di storie in cui immergere il presente, così come si immergono i panni in Arno.
Si tratta di leggere e ri-leggere attraverso diversi punti di vista, con diversi sguardi, perché i saperi non sono fatti per rimanere isolati, ma per attraversarsi l’uno con l’altro, nella differenza. È la mescolanza che crea bellezza e fa accadere le cose.
Il lavoro non è di attualizzare Boccaccio, ma di conservarne e curarne il suo essere contemporaneo. Quindi: non trasferirlo nel nostro tempo, ma mantenerlo contemporaneo a noi. L’essere contemporaneo ha bisogno della giusta distanza. La giusta distanza per guardare le cose è quella che mettiamo in campo per disegnare la mappa delle storie italiane.
Gian Luca Favetto

Boccaccio ha il merito di aver elaborato il primo grande progetto narrativo della letteratura occidentale, inserendo i cento racconti in un libro organico capace di rappresentare, la varietà e complessità del mondo. A tutti è concessa una storia, dai re agli operai.

“I mercanti, in sensali, i contadini, gli artigiani, i frati bontemponi, i prelati mondani, le suore spericolate, i letterati, gli studenti, assieme ai ricchi borghesi, ai principi, ai cavalieri, alle gentildonne, alle avventuriere: una folla multiforme, vitalissima, incontenibile, i cui individui fanno la realtà, formano il ritmo della vita e il tessuto della società. Un'infinita molteplicità di di tipi e di esperienze: la sola che possa aspirare a competere con la versatilità rappresentativa della 'Divina Commedia'."
(Salvatore Battaglia)

Nello spazio della cornice una riflessione di elevatissima profondità culturale si proietta per la prima volta sulle storie raccontate e questo fa del "Decameron" anche un grande libro filosofico.
Maurizio Fiorilla

VIDEO

Tullio Solenghi

al Politeama - Parte Prima


Tullio Solenghi

al Politeama - Parte Seconda


Tullio Solenghi

al Politeama - Parte Terza


Tullio Solenghi

Intendo di raccontare cento novelle


Moni Ovadia

Umana cosa è aver compassione degli afflitti


Max Paiella

Le sollazzevoli cose


Amanda Sandrelli

Dentro a’ dilicati petti


 

StampaEmail

Iliade un racconto mediterraneo

  • Amanda Sandrelli

    Amanda Sandrelli

  • Tullio Solenghi

    Tullio Solenghi

  • Maddalena Crippa

    Maddalena Crippa

  • David Riondino e Dario Vergassola

    David Riondino e Dario Vergassola

  • Moni Ovadia

    Moni Ovadia

ILIADE UN RACCONTO MEDITERRANEO
Un progetto di Sergio Maifredi
produzione Teatro Pubblico Ligure
In collaborazione con La Versiliana Festival
 
regia: Sergio Maifredi
direttore di produzione: Lucia Lombardo
 
consulenza scientifica: Giorgio Ieranò e Matteo Nucci 
  
ILIADE è il big bang della letteratura occidentale. Nei suoi versi sono racchiusi i geni di tutti i miti, di tutti gli eroi.
 

Moni Ovadia

L’ira di Achille - libro I


Tullio Solenghi

Il duello per Elena - libro III


Amanda Sandrelli

La morte di Patroclo - libro XVI e XVII


Giuseppe Cederna

La morte di Ettore - libro XXII


Maddalena Crippa

I giochi per Patroclo - libro XXIII


Dario Vergassola e David Riondino

Achille e Priamo - libro XXIV

 
 

StampaEmail

Odissea un racconto mediterraneo

  • Dario Vergassola e Davide Riondino

    Dario Vergassola e Davide Riondino

    Odissea un racconto mediterraneo ad Albisola Marina (ph. Max Valle)
  • Teresa Mannino

    Teresa Mannino

    Odissea un racconto mediterraneo ad Albisola Marina (ph. Max Valle)
  • Roberto Alighieri, Sergio Maifredi e Paolo Rossi

    Roberto Alighieri, Sergio Maifredi e Paolo Rossi

    Odissea un racconto mediterraneo all’Arsenale di La Spezia (ph. Max Valle)
  • Amanda Sandrealli

    Amanda Sandrealli

    Odissea un racconto mediterraneo a Pieve Ligure (ph. Max Valle)
  • Moni Ovadia

    Moni Ovadia

    Odissea un racconto mediterraneo a Camogli (ph. Max Valle)

(…) Sempre devi avere in mente Itaca
raggiungerla sia il pensiero costante. 
Soprattutto, non affrettare il viaggio; 
fa che duri a lungo, per anni,
e che da vecchio  metta piede sull’isola,
tu, ricco  dei tesori accumulati per strada 
senza aspettarti ricchezze da Itaca. 
Itaca ti ha dato il bel viaggio, 
senza di lei mai ti saresti messo sulla strada:
che cos’altro pretendi? (…)

Konstantinos Kavafis

Inizio da una meta mai raggiunta per raccontare il viaggio. Con il nostro ultimo lavoro. Un’attraversata del poema omerico fatta da moderni cantori, in luoghi unici per bellezza. Odissea – Un racconto mediterraneo. Un attore, un leggìo, una luce. Ventiquattro canti, diciassette artisti.

A Gibellina, nel deserto inflitto dal terremoto e dalla devastante ricostruzione, esiste un luogo benedetto dagli Dèi: il Baglio di Stefano, dove in un silenzio che è quello dei conventi o dei rifugi alpini, Claudio Collovà, direttore artistico delle XXXIII Orestiadi, parla al suo pubblico che si è messo in macchina due ore prima per arrivare fino a qui. I cavalli neri, travolti nella montagna di sale di Mimmo Paladino, si stagliano nella notte, bagnati dalla luce lunare. Accanto a Claudio, trovo il senso del mio intrecciare artisti, parole, progetti, luoghi, teatri, bilanci, sogni, copioni, poemi.

Odissea – Un racconto mediterraneo restituisce alla narrazione orale, al cantore vivo e in carne ed ossa, le pagine dell’Odissea. L’Odissea è la prima fiction a episodi. I racconti vivono assoluti. Il “montaggio” avviene nella testa dello spettatore. Il percorso spettacolare è costruito a tappe, in una sorta di staffetta che permette la creazione di un pubblico con cui incontrarsi, inseguirsi e riconoscersi.

In due settimane, a Gibellina, ci ritorno quattro volte, con quattro episodi diversi, mentre altri episodi stanno andando in scena a La Versiliana, a Tindari, nelle Marche, in Liguria, in luoghi distanti eppure uniti dalla loro bellezza. Gli occhi che ho davanti sono occhi che mi sembra di conoscere, di avere già incontrato. Mi costringono a cambiare ogni sera la mia introduzione, sento che il discorso non può ripetersi ma deve continuare, rivolgendosi a quello spettatore che non c’è ma che esiste, quello che ogni sera si incammina verso di noi per condividere un rito civile.

scheda Odissea

StampaEmail