Tutto il teatro in un manifesto
Polonia 1989 - 2009
Una mostra prodotta da TPL Teatro Pubblico Ligure e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura
Genova, Palazzo Ducale
28 maggio al 30 agosto 2009
Roma, Villa Doria Pamphilj Villino Corsini, Casa dei Teatri
06 maggio – 17 ottobre 2010
Un progetto di Sergio Maifredi
A cura di Corrado d’Elia, Danièle Sulewic e Sergio Maifredi
Produzione Lucia Lombardo per TPL
SPOSA: In sogno siedo nella carrozza e chiedo, perché mi portano nei boschi, attraverso città di mattoni “Ma dove mi portate, demoni?” e loro dicono:”in Polonia” Ma questa Polonia dove sarà? Lei lo sa?
POETA: Per il mondo intero potrai cercarla, sposa, senza mai trovarla.
SPOSA: Allora forse è inutile cercarla.
POETA: C’è però una piccola gabbia Jagusia, accosti la mano sotto il seno.
SPOSA: È una piega del corsetto troppo stretta in questo punto.
POETA: E c’è un battito? Lo sente?
SPOSA: Ma che trovata sorprendente! È il cuore!?
POETA: La Polonia, appunto.
Stanisław Wyspiański, Le nozze (1901), Atto III, scena 16
traduzione di Pietro Marchesani
La prima notte che passo al Nowy Teatr, m’addormento vegliato dal manifesto del Gabbiano di Cechov dipinto da Wiesław Wałkuski. Il mattino dopo trovo altri manifesti sparsi su ogni muro del Teatro. Diventano il modo per decifrare spettacoli passati, per intuire i segni di una regia, per sillabare i primi titoli in polacco.
Inseguendo i plakaty, i manifesti, mi spingo sfacciatamente in ogni anfratto del teatro: lì scopro manichini, sedie, valigie, armadi, divise militari a centinaia... C’è un Est anche per l’attrezzeria teatrale, qualcosa che capisci da noi sarebbe diverso. Qui le valigie non sono un fatto estetico, sono l’oggetto concreto a cui aggrapparsi nei naufragi della propria nazione; i manichini dai volti feriti sono soldati in disfatta prima che metafisici doppi sui banchi della Classe Morta di Kantor.
Attraverso il manifesto d’arte in Polonia scorre la Storia della nazione. La mostra questo è: raccontare come in quei 70 per 100 centimetri (le dimensioni appunto di un manifesto) sia passato il sentimento di un intero popolo, superando le strette maglie della censura, come ogni manifesto sia una regia racchiusa in quei 70 per 100 centimetri.
Un ulteriore modo, per noi, di leggere la vita e la storia con la lente del teatro.